L’estrattore Soxhlet è un apparecchio capace di separare da una miscela solida, in modo continuo, i componenti poco solubili da quelli insolubili usando un solvente volatile.
L’apparecchio prende il nome da Franz von Soxhlet, che lo inventò nel 1879 per l’estrazione di lipidi da un materiale solido, utilizzando come solvente l’etere etilico; il complesso dei componenti chimici separati prese il nome di estratto etereo.
Altri estrattori erano stati progettati ma i perfezionamenti di Soxhlet furono determinanti tant’è che quest’ultimo è ancor oggi ampiamente usato, perché permette un’estrazione quantitativa usando una quantità limitata di solvente riciclato automaticamente.
L’estrattore Soxhlet è costituito essenzialmente da 3 parti:
- pallone contenente il solvente;
- l’estrattore vero e proprio, ossia il corpo centrale;
- il condensatore o refrigerante che di solito è a bolle raffreddato ad acqua.
Inoltre, nell’estrattore un braccio laterale permette il passaggio dei vapori di solvente al condensatore, mentre il sifone posto sul lato del corpo permette il periodico svuotamento dell’estrattore.
Il materiale solido contenente il composto da estrarre, viene posto in un ditale o cartoccio filtrante (che può essere in cellulosa oppure in fibra di vetro o ancora in fibra di quarzo) che viene inserito nel corpo centrale del Soxhlet.
Normalmente i vari componenti si uniscono grazie a dei raccordi conici smerigliati che vedete nel disegno, quello che invece vedete nella foto iniziale è un Soxhlet che abbiamo costruito raccordato con flange piane che si uniscono con una pinza di serraggio metallica…qui lavoriamo sotto vuoto ed evitiamo così che i raccordi in vetro si blocchino.
Chiaramente avremo una fonte di riscaldamento: mantello riscaldante ad uno o a più posti.